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Sarà il 2019 l’Anno del “nuovo” Codice degli Appalti?

Il Presidente del Consiglio Conte ha annunciato che il Governo sta già lavorando sui decreti legislativi previsti dal d.d.l. “Deleghe”, tra cui c’è la semplificazione del Codice degli Appalti sul quale il MIT ha diffuso i risultati della Consultazione avviata in estate.

Nel corso della tradizionale Conferenza di fine anno con la stampa del Presidente del Consiglio,  Giuseppe Conte ha annunciato che “stiamo già lavorando ai decreti legislativi delegati e in pochi mesi avremo, credo, il nuovo codice degli appalti”.

Infatti, il 12 dicembre 2018 il Consiglio dei Ministri, oltre al cosiddetto Decreto “Semplificazioni” che comunque interviene (Art. 5) sull’articolo 80 del Codice dei contratti pubblici in materia di motivi di esclusione, ha approvato anche il Disegno di Legge Deleghe al Governo con l’obiettivo complessivo di migliorare la qualità e l’efficienza dell’azione amministrativa, garantire la certezza dei rapporti giuridici e la chiarezza del diritto, assicurare i diritti fondamentali delle persone con disabilità, ridurre gli oneri regolatori gravanti su cittadini e imprese e accrescere la competitività del Paese. In base a tale delega, il Governo dovrà adottare diversi decreti legislativi di semplificazione, riassetto normativo e codificazione, agendo per settori omogenei o per specifiche attività o gruppi di attività, con l’obiettivo semplificare e coordinare sotto il profilo formale e sostanziale il testo delle disposizioni legislative vigenti. In tale ambito troverà collocazione anche il Regolamento attuativo del Codice degli Appalti.

Quella della Delega per la riforma “è una norma di cui difendo l’utilità e l’efficacia perché sbloccherà i cantieri – ha sottolineato Conte – Non  possiamo contrastare una semplificazione delle procedure nell’affidamento dei lavori perché abbiamo paura della corruzione. Dobbiamo puntare sulla crescita economica, e come si cresce in un Paese in cui gli appalti sono pressoché fermi e dei fondi strutturali europei, su 34 miliardi nei progetti, ne abbiamo speso 3-4 miliardi? Non riusciamo nemmeno a spendere le risorse. Abbiamo una disciplina anticorruzione che introduce standard tra i più elevati nel mondo, bisogna avere un po’ di coraggio“.

Le mosse del Governo, era state preannunciate dal Presidente ANAC Raffaele Cantone, che, intervenendo nel corso della Tavola Rotonda “Un’autorità indipendente per le amministrazioni e le imprese”  (Roma, 28 novembre 2018), organizzata da UGL(Unione Generale del Lavoro), aveva indicato alcune modifiche da apportare da subito con un Decreto, tra cui il cosiddetto “massimo ribasso”, la semplificazione sulle progettazioni, le cause di esclusione.

Inoltre, manifestava la necessità di riaprire la legge delega, “Intervenendo senza riscrivere il Codice degli appalti ex novo, per evitare che ci metta mano il legislatore ordinario”. Secondo Cantone, la materia non dovrebbe essere di competenza del Parlamento, bensì dei tecnici: “uno dei problemi è che questo Codice è stato fatto pochissimo dai tecnici e si vede”.

Tra gli aspetti da riaprire, il Presidente ANAC sottolineava la fase esecutiva con l’introduzione di un Regolamentoperché abbiamo capito che gli enti locali non vogliono decidere, non vogliono capacità discrezionale, vogliono sapere cosa devono fare”.

Nello stesso giorno (28 novembre 2018) il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) pubblicava i risultati della Consultazione pubblica, avviata in agosto e chiusasi il 10 settembre, il cui obiettivo era di garantire la massima partecipazione delle parti interessate e di dar vita ad una scelta il più possibile condivisa, in vista di una riforma del Codice.

Dal Report emerge che durante il mese di consultazione sono stati inseriti in totale 1.908 contributi, con una media di 58 contributi al giorno, calcolata sull’intero periodo. La maggior parte di coloro che hanno partecipato, il 56,76%, sono dipendenti di aziende private e imprenditori individuali. Particolarmente importante l’apporto di idee proveniente dalle amministrazioni, che con il 30,08% di contributi, hanno mostrato interesse per alcuni temi.

In particolare i temi predefiniti che hanno destato il maggior interesse tra chi ha partecipato alla consultazione, con richieste di modifica, sono stati: il subappalto; i criteri di aggiudicazione; la disciplina dell’anomalia; i dati oggetto di pubblicazione e i termini di decorrenza anche ai fini dell’impugnativa; la nomina e i requisiti del RUP; i motivi di esclusione; gli incentivi per le funzioni tecniche, soprattutto da parte delle Pubbliche Amministrazioni .

Inoltre, le PP.AA. hanno anche proposto la riforma della disciplina delle commissioni giudicatrici e dell’Albo dei Commissari presso l’ANAC, registrando  la sostanziale convergenza delle aziende private e dei liberi professionisti, con un maggior interesse rispetto alla riforma dei criteri di aggiudicazione e di quelli di nomina dei Responsabili Unici del Procedimento (RUP) e dei relativi requisiti.

Sono inoltre arrivate diverse richieste di superamento, sia pure con contributi numericamente meno ampi dei precedenti,  degli istituti del soft law che determinerebbe incertezza e instabilità del quadro normativo, del cosiddetto rito super speciale, ritenuto inidoneo sul piano processuale a raggiungere l’obiettivo di deflazionare il contenzioso, e dell’avvalimento per evitare che le imprese non adeguatamente qualificate partecipino alle gare.

Richieste di modifica sono giunte, tra le altre cose, anche in merito all’elenco delle stazioni appaltanti qualificate; all’appalto integrato; al rating d’impresa, e ai costi della manodopera.

 

 

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