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Tassare le bibite zuccherate per contrastare obesità, diabete e carie

tassare bibite zuccherate

È possibile controllare malattie come obesitàdiabete e carie attraverso la minore assunzione di bibite zuccherate? Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la risposta è si.

A stilare un quadro preoccupante, ma allo stesso tempo risolvibile, delle problematiche che affliggono la popolazione mondiale è il Rapporto Fiscal Policies for Diet and Prevention of Noncommunicable Diseases dell’OMS, il quale mostra l’alto consumo di zuccheri nella popolazione mondiale.

Il consumo eccessivo di zucchero, infatti, può essere considerato uno dei fattori principali di malattie quali obesità, diabete di tipo 2 e carie.

Il Rapporto fa riferimento ad un meeting avvenuto nel 2015 a Ginevra, organizzato dall’OMS, convocando esperti mondiali in politiche fiscali a seguito di continue richieste degli Stati membri per avere una guida sulla gestione delle politiche fiscali sulla dieta. L’incontro ha dato ottimi risultati svelando che, con un aumento minimo del 20% del prezzo al dettaglio delle bibite non alcoliche zuccherate, si otterrebbe una riduzione proporzionale del loro consumo. La tassazione in questo caso è simile a quella già esistente per il tabacco. Analogamente, la diminuzione dei prezzi del 10-30% per alimenti quali frutta verdura fresca porta a favorirne l’acquisto.

Secondo le stime, a livello mondiale l’obesità è più che raddoppiata tra il 1980 e il 2014. Più specificatamente, nel 2014, il 39% degli adulti era sovrappeso e il 13% era obeso, provocando l’insorgenza di varie malattie, tra cui quelle legate all’apparato cardiocircolatorio. Se si considera lo stesso periodo di tempo, dal 1980 al 2014, il numero di persone affette da diabete è passato da 108 milioni a 422 milioni. Se si considera che, in media una sola lattina di una qualunque bibita zuccherata contiene circa 40 grammi di zuccheri (equivalenti a 10 cucchiaini di zucchero), le persone che consumano regolarmente queste bevande, 1-2 lattine al giorno o più, hanno maggiori probabilità (del 26%) di sviluppare diabete di tipo 2 rispetto alle persone che raramente le consumano. Per quanto riguarda i bambini in età prescolare, sotto i 5 anni, di cui i dati sono aggiornati al 2015, circa 42 milioni erano sovrappeso o obesi e il numero è in crescita soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito.

Nella dieta attuale è facile ingerire troppo zucchero e il suo consumo è aumentato in molti Paesi, soprattutto tra bambini e adolescenti, per questo l’OMS raccomanda che giornalmente tutti lo dovrebbero ridurre. Per quanto riguarda gli adulti, si calcola che dovrebbero diminuire del 10% il loro apporto giornaliero (equivalente a 12 cucchiaini di zucchero); ma per avere reali benefici alla salute, si dovrebbe ridurre di un ulteriore 5% (altri 6 cucchiaini).

I governi, però, devono agire per migliorare l’ambiente alimentare attuale, adottando una serie di azioni per rendere disponibile l’accesso a cibi sani a tutta la popolazione e avere un’influenza positiva sui prodotti che le persone scelgono di consumare. L’OMS afferma che i Paesi hanno bisogno di piani d’azione globali, uniti alle politiche di tassazione, che consistono nella restrizione del marketing di prodotti zuccherati per bambini e l’educazione ad uno stile di vita sano, ad esempio migliorare i sistemi sanitari, incoraggiare diete più sane, incentivare l’attività fisica, e così via. Inoltre, per i governi ci sarebbe un esito positivo: un effettivo risparmio per l’assistenza sanitaria, le stime indicano che, in 10 anni, una tassa sulle bevande zuccherate, ponendo come esempio gli Stati Uniti d’America, si tradurrebbe in più di 17 miliardi di dollari risparmiati sui costi dedicati alla sanità.

Il calo di vendite e di consumo di bevande zuccherate con la tassazione è un dato ormai certo, soprattutto in determinate fasce di popolazione: sono i consumatori a basso reddito e i bambini che ottengono i maggiori benefici per la salute. Ne è un esempio il Messico che, nel gennaio 2014, ha introdotto due tasse: la prima di un 1 peso per litro (corrispondente ai nostri 5 centesimi di euro) su qualsiasi bevanda non alcolica con aggiunta di zucchero, pagata dai produttori, portando ad un incremento del 10% circa nel prezzo per il consumatore; la seconda dell’8% sul prezzo finale su alimenti ad alta densità energetica non essenziali al fabbisogno. Dopo il primo anno di attuazione delle tasse, i dati hanno mostrato una sostanziale riduzione del loro consumo, che è andata aumentando nel corso dell’anno per raggiungere il 12% nel dicembre 2014, mentre le famiglie con minori risorse hanno ridotto i loro acquisti di bevande zuccherate del 17%. Allo stesso tempo si è verificato un aumento del 4% negli acquisti di bevande non tassate, in particolare nell’acquisto di acqua in bottiglia. Ma il Messico non è solo, anche altri Stati apportano delle modifiche alla vendita dei cibi, come la Francia, che ha aumentato il prezzo delle bibite gassate e con aggiunta di zuccheri nel 2011. I risultati sono stati soddisfacenti anche in questo caso, mostrando un calo degli acquisti di questi generi alimentari ed effetti positivi sulla salute della popolazione.

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