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Pacchetti economici post-Covid: due piccioni con una fava!

Uno Studio dell’Università di Oxford che ha messo insieme i contributi di illustri economisti, tra cui Sir Nicholas Stern e Joseph Stiglitz, sottolinea che per il recupero economico dopo il collasso indotto dal Covid-19 può essere attuato solo con pacchetti economici ecosostenibili in grado di creare più posti di lavoro, migliori rendimenti a breve termine, maggiori risparmi sul lungo periodo, e, al contempo, permettere il conseguimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Secondo lo StudioWill COVID-19 fiscal recovery packages accelerate or retard progress on climate change?” (I pacchetti di ripresa economica COVID-19 accelereranno o ritarderanno i progressi sui cambiamenti climatici?), pubblicato online l’8 maggio 2020 (manoscritto accettato) sulla Oxford Review of Economic per risollevare le economie devastate dalla pandemia di Covid-19 bisogna attuare “politiche climate-friendly in grado di produrre un risultato migliore sia per le economie che per l’ambiente”: si creano più posti di lavoro, offrono migliori rendimenti a breve termine per ogni dollaro speso e consentono maggiori risparmi sul lungo termine, rispetto agli stimoli fiscali tradizionali; al contempo, riducono le emissioni di gas a effetto serra con investimenti a favore delle energie pulite, rallentando il riscaldamento globale.

Con il coordinamento del Prof. Cameron Hepburn della Smith School of Enterprise and the Environment dell’Università di Oxford, gli autori, gli illustri economisti autori dello Studio (tra gli altri Sir Nichola Stern, autore del famoso Rapporto sui costi economici dei cambiamenti climatici , divenuto il testo di riferimento per policy maker e Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia), dopo aver esaminato 700 politiche di stimolo messe in atto dopo la crisi economica del 2008 e consultato 231 esperti di banche centrali, ministeri delle finanze, accademici e think tank di tutto il mondo (di cui 28 partecipanti al sondaggio sull’Italia), indicano le politiche, fiscali e non, da mettere in atto per agevolare la ripresa economica post-Covid-19, rispettando gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi, quelli di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU al 2030 e quelli per la transizione ad un’economia decarbonizzata al 2050.

Secondo il Rapporto, “L’emergenza climatica è come l’emergenza Covid-19, più lenta ma molto più grave”. Entrambe, infatti, implicano fallimenti del mercato, necessità di cooperazione internazionale, complessità di risoluzione, bisogno di resilienza del sistema insieme a leadership politica e azioni di sostegno pubblico utili a superare la crisi.

La crisi indotta dal Covid-19 potrebbe segnare una svolta epocale rispetto ai cambiamenti climatici, visto che quest’anno le emissioni globali di gas serra (GHG) diminuiranno più di qualsiasi altro anno registrato. Ma il taglio del 2020 dovrebbe essere ripetuto negli anni successivi per poter conseguire emissioni zero entro il 2050. Non deve ripetersi l’esperienza vissuta dopo la crisi economica del 2008 che aveva indotto un calo significativo delle emissioni, a cui ha fatto seguito l’anno successivo un rimbalzo con un aumento ancora maggiore negli anni successivi.

Rispetto al 2008, questa volta i Governi hanno un quadro di riferimento (Accordo di Parigi) che impone di tener conto dell’inquinamento, nonché una migliore consapevolezza dei benefici economici delle energie rinnovabili, dei veicoli elettrici e di altre tecnologie pulite.
I pacchetti di recupero possono prendere due piccioni con una fava – si legge nel Rapporto – ponendo l’economia globale sulla strada delle emissioni nette zero o bloccarci in un sistema fossile dal quale sarà quasi impossibile sfuggire“.

Inoltre, ora c’è un maggiore sostegno dell’opinione pubblica all’azione sui cambiamenti climatici, che era aumentato prima della pandemia e che ora rischia di fermarsi proprio a causa di questa, dovrebbe essere messo al centro dell’azione politica dei Governi.
I sondaggi di opinione condotti in vari Paesi – si legge ancora nel Rapporto che  cita quello condotto a livello globale da Ipsos e diffuso in occasione della Giornata della Terra ( 22 aprile 2020) – dimostrano che la gente sta notando come l’aria sia più pulita, le strade non siano congestionate, gli uccelli e la fauna selvatica siano ricomparsi, chiedendosi se questa ‘normalità’ non sia migliore e se non si possa ricostruire meglio”.

In vista della prossima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26), spostata al 2021 proprio a causa della pandemia di Covid-19, l’attenzione dovrebbe essere indirizzata verso quelle sinergie tra clima e obiettivi economici di ripresa, affinché si possa non solo aumentare la ricchezza nazionale e la produttività, ma anche il capitale umano, sociale e naturale.

I principali risultati del sondaggio sul gruppo di esperti individuato utilizzando dei relativi punteggi

Tra i progetti indicati che potrebbero essere avviati rapidamente, creando nuovi posti di lavoro e mantenendo al contempo i requisiti di distanziamento sociale, i programmi di efficienza energetica per gli immobili, la costruzione di reti di ricarica per veicoli elettrici, la riprogettazione delle strade per offrire più piste ciclabili, le opere per la protezione dalle inondazioni e la piantagione di alberi.

La costruzione di infrastrutture per l’energia pulita è un altro esempio, generando il doppio di posti di lavoro a parità di spesa pubblica rispetto ai progetti per combustibili fossili in tutto il mondo, come ha di recente indicato il Rapporto pubblicato lo scorso aprile dall’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA). Altro esempio di investimento produttivo è l’espansione della banda larga in modo che più persone possano lavorare da casa (smart working).

Nello studio si prendono in esame anche le richieste di sostegno economico per le società dei combustibili fossili o per i settori delle emissioni pesanti, come le compagnie aeree e la produzione di automobili, indicando che andrebbero previste condizioni che impongano alle aziende di ridurre il loro impatto climatico.

Sono progetti che debbono essere implementati su larga scala e velocemente, perché il tempo a disposizione non è molto.

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